L’enciclopedia Treccani definisce così il termine Barcarola:
Componimento vocale o strumentale, generalmente in forma di canzone, in misura 6/8 o 12/8 e movimento calmo e cullante, ispirato al dondolio della barca e al cadenzare della voga.
Questa definizione particolarmente illuminante per quanto riguarda l’andamento ritmico del componimento, non aiuta però a darne una collocazione storico geografica.
In aiuto ci viene la prima definizione assoluta del termine barcarola, e cioè quella data da Jean Jaques Rousseau che nel 1767 nel suo Dictionnaire de Musique scrive:
Canzone in lingua veneziana, cantata e composta dai gondolieri a Venezia fatte per il popolo, melodica e con accento gradevole. Avendo ingresso gratuito nei teatri formano il proprio orecchio e gusto. Le parole di queste canzoni sono naturali come le conversazioni di chi le canta.
A questo punto abbiamo collocato chiaramente a livello geografico la paternità della forma barcarola, ma non solo, siamo nella possibilità di legare l’andamento ritmico con l’unico e singolare movimento che fa il vogatore nella voga alla veneta.
Inoltre abbiamo anche un’importante indicazione temporale. Risulta evidente che in una città che si erge sull’acqua e che abbisogna necessariamente del trasporto acqueo, il canto ritmato dal movimento del remo sia consuetudine antica.
Ma risulta fondamentale che Rousseau codifichi questo genere ponendo un limite da cui cominciare a dare definizione ad un nuovo genere musicale. Nel periodo in cui Rousseau visita Venezia le canzoni da battello sono all’apice del loro successo. Si tratta di un genere assai studiato e che ha avuto larga diffusione, lasciando un’eredità importante che influenzerà la moda stilistico-musicale di molti compositori rendendo il genere veneziano della barcarola diffuso in tutta Europa e non solo.